vacanze sarde

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martedì 2 settembre 2008

VACANZE

Capri: isole
Bed & beautiful
L’isola torna a sognare i signori. Sobri, che stanno in locande di famiglia e si godono il meglio. Dal cibo al letto, al panorama. Al prezzo giusto
Vista dalla terrazza di Villa BrunellaNon solo Piazzetta e glamour. Capri è un’isola di vertigini, di vedute superbe. Secondo il Financial Times, tanto belle da fare amare ancor più la vita. I celeberrimi Faraglioni, il Belvedere della Migliara, ad Anacapri, o quello poetico del Pittore, sopra la punta del Castiglione; alla fine di via Tragara o lungo via Krupp, riaperta a giugno dopo oltre trent’anni di oblio, al termine di un restauro imponente. Ma i panorami più celebrati d’Italia si pagano a Capri. In apparenza immune a quello stile di vita low cost che ha contagiato politici e industriali, da Tony Blair, che per primo ha fatto clamore scegliendo voli a basso costo per le vacanze, a Renata Callerio, a.d. della Fimac (fabbrica di componenti di aereo), che si prenota gli economicissimi hotel Ibis o stanze nei conventi. Eppure, da sempre i viaggiatori chic angloamericani hanno un loro carnet di indirizzi al prezzo giusto: le locande capresi con vista, che ora fanno fibrillare i nuovi trendsetter. Il loro plus? Tariffe eque, panorami spettacolari e il calore dell’ospitalità familiare. Dove ha selezionato i piccoli hotel con una lunga tradizione alle spalle, e camere che permettono di trascorrere una vacanza sull’isola senza dover accendere un mutuo e rinunciare a quel pizzico di charme tipicamente caprese. Come La Minerva, a pochi passi dalla celebre Piazzetta, in un angolo silenzioso e appartato, da tre generazioni gestito dalla famiglia Esposito. Sulla stessa strada, due altri indirizzi da mettere in agenda per il buon rapporto qualità/prezzo: l’hotel La Floridiana e il Canasta, storico 3 stelle dell'isola. Il primo, più grande e ancora un po’ anonimo negli arredi ha un ristorante dimesso che andrebbe invece valorizzato e 31 stanze con terrazzino e vista. L’altro, ben noto agli habitué, è curato dalla famiglia D’Emilio con attenzione ai particolari, come ad esempio la possibilità di richiedere un massaggio in camera e la prima colazione servita nel patio fino alle 13: a Capri, si sa, si tira tardi la sera. Si trova sul versante sud dell’isola, il più assolato e caratteristico, quello che guarda i Giardini di Augusto e la Certosa.
La celebre strada-scultura via KruppA cinque minuti la mondana via Camerelle e, dalla parte opposta, via Krupp. Per una cena con panorama sui Faraglioni si può prenotare Il Geranio, ristorantino un po’ defilato, che conserva il sapore della vecchia trattoria di mare. Una vista davvero spettacolare la regala anche Villa Brunella, hotel su via Tragara: qui, dal 1972, la famiglia Ruggiero accoglie viaggiatori da mezzo mondo. Dalle terrazze della piscina e del ristorante, lo sguardo abbraccia imponenti strapiombi, Marina Piccola e il promontorio del Castiglione con in cima il castello. Il ristorante, La Terrazza di Brunella, aperto anche agli esterni, offre la cucina tradizionale caprese. L’ideale è arrivarci all’ora del tramonto, quando la roccia di granito si colora di viola e rosa. Proseguendo lungo via Tragara, punteggiata di ville private (qui dimorarono i poeti Pablo Neruda e Rainer Maria Rilke), si raggiungono le strade dello shopping.Seguendo il fil rouge del panorama, si può prenotare un tavolo a Le Grottelle. Per arrivarci bisogna camminare un po’ (dalla Piazzetta si attraversa l’arco di via Longano e si prosegue per via Matermania e via Arco Naturale), ma il posto merita davvero: ricavato nella roccia, ha una balconata sull’Arco Naturale. Lo sguardo tocca Punta della Campanella e la Costiera Amalfitana. L’atmosfera è da icona dell’immaginario del turista americano: tavoli e sedie di legno, tovaglie a quadri bianchi e rossi, con al centro una brocca di vino.
Tavola con vista da PantagustoPiù modaioli il Pantagusto e Capri’s, a pochi passi dalla Piazzetta, con vista sul Golfo di Napoli. Qui il buon cibo si sposa al new design. Sono il lato up to date per chi ama incontrare le persone giuste e poi tirare tardi al Panta Rei e al Number Two, night storico dell’isola, che quest’anno è stato totalmente rinnovato. Dall’altra parte dell'isola, sul versante che guarda a nord, il panorama si apre sul Golfo di Napoli, il Vesuvio, il porto di Marina Grande, anima antica e marinara dell’isola, da poco aperta al turismo d’élite. Al blasonatissimo JK Place Capri, si è aggiunto il fascino di Villa Marina Capri: Hotel&Spa a 5 stelle inaugurato a giugno, sbandierando la cultura del lusso. Non lontano da Villa Marina Capri, scendendo verso il porto, il Relais Maresca è un indirizzo storico. Le camere sono 27, in stile mediterraneo, con colori chiari e maioliche di Vietri. L’hotel ha una posizione invidiabile: vicinissimo alla spiaggia, dettaglio non trascurabile per un’isola che ha poche e spesso impervie discese a mare; la banchina con i gozzi per la Grotta Azzurra e la funicolare che porta in pochi minuti in piazzetta. Dai Bagni di Tiberio, accanto alla biglietteria degli aliscafi, parte un barchino che conduce in questo angolo di mare caraibico attrezzato di tutto punto, dove un tempo c’era la villa a mare dell’imperatore. Una segnalazione per chi arriva a Capri con una barca privata: sul porto è stato inaugurato di recente il lounge bar Chimera, il primo sul mercato italiano a offrire i servizi del Personal Yacht Concierge, che su richiesta fa arrivare a bordo sarto, chef, personal trainer, massaggiatore o, semplicemente, quella che viene giudicata la più buona torta caprese.

martedì 5 agosto 2008

CASA E AMBIENTE

Le case che risparmiano
Certificato internazionale per le abitazioni verdi Cambiano (e costano meno) i metodi di costruzione
DAL NOSTRO INVIATO TRENTO — A vederla dal basso, sembra una casa come tante; un giardino curato all'ingresso, il vialetto che si inerpica sul fianco della montagna, in un tranquillo quartiere di periferia. Bisognerebbe avere le ali di un falco, per scoprire il segreto di CasAstuta. Al posto del tetto, una distesa scintillante di pannelli fotovoltaici; nascoste tra l'erba, le sonde della pompa di calore.
Benvenuti a Trento, laboratorio dell'edilizia sostenibile, patria elettiva della casa «ad impatto zero». Il futuro dell'edilizia verde passa da qui: non più (solo) risparmio energetico, ma un sofisticato processo di valutazione della sostenibilità ecologica di un edificio, sin dalla posa del primo mattone. Standard americani, per un fenomeno tutto italiano. Che dal Trentino si sta diffondendo, un passo dopo l'altro, nel resto del Paese.
La scommessa trentina C'era una volta il sogno della casa ecologica: eticamente corretta, drammaticamente costosa. Oggi, nell'era del petrolio a 120 dollari al barile, il piatto della bilancia pende tutto a favore dell'edilizia sostenibile, complice un mercato sempre più competitivo, che ha contribuito ad abbassare i prezzi e moltiplicare le offerte. E il 49,8% degli italiani, secondo un'indagine Cnr-Ivalsa di Trento — l'Istituto per la valorizzazione del legno e delle specie arboree, «papà» dell'avveniristica CasaSofie ( www.progettosofie. it): ignifuga, antisismica e ad alto potere isolante, realizzata con un sistema di pannelli in legno «montati» con giunti metallici —, ritiene che il risparmio energetico giustifichi una maggiore spesa.
Gli esempi spuntano un po' in tutta la Penisola, grazie anche ai contributi forniti da Stato e Regioni, soprattutto per l'installazione di pannelli solari e fotovoltaici (con incentivi di lungo periodo che garantiscono un ammortamento decennale). La Toscana, per dire, ha elaborato sin dal 2005 le sue «linee-guida per la bioarchitettura»; in Veneto la sede della Savno (Servizi ambientali Veneto Nord-orientale) è costruita con rifiuti provenienti dalla raccolta differenziata. In Trentino, invece, hanno deciso di alzare l'asticella: non solo efficienza energetica — quella certificata dai «pionieri» bolzanini di CasaClima ( www.agenziacasaclima.it) — bensì uno standard internazionale di eccellenza a tutto tondo, talmente flessibile da poter essere applicato agli chalet alpini come alle candide casette eoliane. In una parola: Leed, Leadership in Energy and Environmental Design.
Nuovi standard Il sistema Leed, sviluppato dall'associazione americana Green Building Council, è una griglia di valutazione in 69 crediti, a loro volta suddivisi in 6 categorie: Siti sostenibili, Gestione delle acque, Energia ed atmosfera, Materiali e risorse, Qualità ambientale interna, Progettazione ed innovazione. L'obiettivo è fornire un «bollino di qualità» — in 4 livelli: Certified, Silver, Gold, Platinum — a quegli edifici che garantiscano, con un aumento dei costi contenuto (in media +3% rispetto a un cantiere «convenzionale »), un «ciclo vitale» in grado di limitare al massimo l'impatto con l'ambiente e il consumo di energia. La differenza, poi, la fa il mercato: un edificio certificato Leed vede crescere il proprio valore fino al 7,5%. Il sistema è ormai diffuso in 41 Paesi.
«Il vantaggio di Leed è che fornisce sostenibilità dalla progettazione alla cantierizzazione, dai materiali impiegati alle performance energetiche », spiega Alberto Ballardini di Gbc Italia ( www.gbcitalia.org), nata a fine gennaio come spin-off del Distretto Tecnologico trentino. L'Italia è l'unico Paese con India e Canada cui la casa madre americana ha concesso il marchio in licenza; in soli 7 mesi, i soci sono raddoppiati, e gli atenei di tutta la Penisola — da Padova a Pescara, passando per Milano, Torino, Bologna, Roma — hanno già stretto una rete di contatti con l'associazione.
Non solo case «L'edilizia sostenibile non è più un fenomeno di nicchia, ma di massa — spiega l'assessore alla Programmazione della Provincia di Trento, Gianluca Salvatori —; in un momento di flessibilità del mercato edilizio, la gente cerca un valore che si mantenga nel tempo. E Leed è una garanzia: d'ora in poi tutti gli edifici che costruiremo, tra cui una ventina di scuole, rispetteranno questi standard ». I vantaggi, va detto, sono indubbi. CasAstuta, ad esempio, non è (ancora) certificata Leed; ma la villetta della famiglia Pegoretti, proprietaria della Elettropiemme — azienda leader nel fotovoltaico —, è già un eccellente «testimonial» del nuovo corso. «Grazie a un pozzo di 125 metri per la pompa di calore, 50 metri quadrati di fotovoltaico e 2 pannelli solari termici per l'acqua sanitaria, ci scaldiamo come prima, consumando un quinto del gas», fa il punto Massimo Pegoretti.

giovedì 24 luglio 2008

MITI DA SFATARE

Salute: i miti da sfatare
Bere 8 bicchieri d'acqua al giorno; «naturale» è sicuro; i peli tagliati crescono più forti e altre leggende false
Quanti miti e leggende più o meno «metropolitane» circolano sulla salute? Evidentemente molte. Tanto da indurre una giornalista scientifica «di lungo corso», come l'americana Jane E.Brody a raccogliere in un articolo sul New York Times alcuni dei più ricorrenti, per sfatarli. Ne riportiamo qui una breve sintesi.
(Contrasto)BERE OTTO BICCHIERI D'ACQUA AL GIORNO- E' un consiglio molto diffuso negli Stati Uniti, e avrebbe lo scopo di tenere l'organismo idratato e di scongiurare la stipsi. In realtà - fa notare Brody - non c'è alcuna evidenza scientifica dietro questa asserzione. Per mantenere il corpo ben idratato, in condizioni normali di temperatura e di sforzo, basta bere normalmente e non farsi mancare frutta e verdura. Se poi si vogliono dei segnali dal proprio organismo circa necessità di liquidi basta guardare il colore delle urine (se diventa scuro meglio bere) e ascoltare la sete. Dietro il consiglio di bere almeno otto bicchieri d'acqua al giorno- fa notare maliziosamente l'autrice dell'articolo - forse c'è qualche industria che vende carta igienica o pannolini.
PULIRSI L'ORECCHIO CON I «BASTONCINI» - Molti ritengono che per tenere il canale auricolare libero da cerume sia necessario utilizzare gli appositi «bastoncini» di cotone. Niente di più sbagliato. Facendo così si rischia di spingere il cerume all'interno e di compattarlo ancora di più. Se poi si utilizza la procedura con i bambini si rischia anche di danneggiare la loro membrana timpanica. Per liberarsi dal cerume ci sono prodotti appositi oppure l'otorinolaringoiatra. I bastoncini possono andare bene per l'ombelico.
TAGLIARSI I PELI LI FA CRESCERE PIÙ GROSSI E PIU' IN FRETTA- E' uno dei miti più duri a morire. Uno studio ha smentito questa credenza già 80 anni fa, ma non è bastato. Il fatto che un pelo sembri ricrescere più «robusto» dopo essere stato tagliato dipende solo dal fatto che è più scuro di quello reciso perchè non è stato ancora esposto alla luce. E se sembra più alto è perchè non è stato ancora schiacciato da nulla.
«NATURALE» È PIÙ SICURO - La maggior parte delle medicine deriva da prodotti naturali, quindi piante e erbe hanno poteri terapeutici. Ma molto piante ed erbe contengono anche potenti veleni e tossine. Il lavoro fatto dai chimici serve proprio a depurare i principi utili da quelli dannosi e a concentrarli. L'unica cosa che può garantire la sicurezza sono studi clinici seri e controllati, non la «naturalezza»
FARE UN CLISTERE PER PULIRE L'INTESTINO- Non serve, a meno di precisa indicazione medica. L'intestino non è «sporco» e questa pratica rischia di danneggiare il colon. Se si vuole pulire l'organismo da qualche sostanza che si ritiene tossica o dannosa meglio bere molto per eliminarla il prima possibile
ASPETTARE PIÙ TEMPO POSSIBILE PRIMA DI PRENDERE GLI ANTIDOLORIFICI - Se si ha, per esempio, un serio mal di testa è meglio prendere un analgesico il prima possibile: non si soffre inutilmente e la pillola risulta più efficace.
NON FARE IL BAGNO DOPO MANGIATO - Dopo mangiato il sangue viene attratto verso stomaco e intestino, che devono «lavorare» per digerire. Quindi ne rimane a disposizione meno per i muscoli e per il resto dell'organismo. Se si svolge un'attività fisica intensa dopo mangiato si verifica quindi una «competizione» fra apparato digerente e muscoli che «si contendono»il sangue. Questo può comportare una difficoltà a digerire o una particolare stanchezza, che può portare in qualche caso allo svenimento per «furto di sangue» al cervello. Se ciò accade in acqua è chiaro che i rischi sono alti, perchè si rischia l'annegamento, ma un conto è fare un bagno in mare, in acqua fredda dopo mangiato, oppure fare una partita di tennis sotto il sole dopo mangiato, un altro conto è «pucciarsi» in acqua calda o tiepida in una piscina dove si tocca o nel bagno di casa. E' evidente che il rischio è diverso.
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IL SAHARA CI ILLUMINERA'

Euroscience Open Forum a Barcellona
Il Sahara ci illuminerà
Progetto per un'immensa distesa di pannelli solari nel deserto per fornire energia a tutta l'Europa
(Reuters)DAL NOSTRO INVIATOLONDRA – Il costo è alto (50 miliardi di euro) e il progetto ambizioso ma, con il petrolio alle stelle, sembra l’unica prospettiva di una via d’uscita. Un’immensa distesa di pannelli solari nel deserto del Sahara produrrà un giorno abbastanza energia da illuminare tutta l’Europa. Ne è convinto Arnulf Jaeger-Walden dell’Istituto per l’Energia della Commissione Europea: «Basterà catturare lo 0,3% dell’energia solare che scalda il deserto del Sahara per sopperire ai nostri bisogni energetici». Il progetto è stato presentato in questi giorni all’Euroscience Open Forum a Barcellona. Una nuova rete di trasmissione a corrente continua permetterà di portare l’elettricità in posti lontani senza correre il rischio di perdite d’energia. La nuova centrale dovrebbe sorgere in un’area poco più piccola del Galles e mettere a tacere quelli che sostengono che l’energia solare non sarà mai affidabile perché il tempo è imprevedibile.
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SÌ DI SARKOZY E BROWN - Il piano ha già ottenuto l’approvazione convinta del presidente francese Nicolas Sarkozy e del premier britannico Gordon Brown. I ricercatori sostengono che i pannelli solari nel Sahara saranno più efficaci perché in quella zona la luce solare è più intensa e, quindi, sarà possibile produrre tre volte più energia che in una centrale simile costruita nel nord Europa. Jaeger-Walden è anche convinto che, oltre al vantaggio ecologico, ci sarà un risparmio per i cittadini. «I consumatori pagheranno meno di quanto facciano ora» ha detto al quotidiano britannico Guardian. L’impegno più oneroso sarà costruire una nuova rete di trasmissione con i Paesi del Mediterraneo perché quella attuale non sarebbe in grado di sostenere la quantità di energia in arrivo dell’Africa del nord. I primi risultati si dovrebbero vedere nel 2050 quando la megacentrale dovrebbe già essere in grado di rendere autonomo un Paese come la Gran Bretagna.
Monica Ricci Sargentini

mercoledì 23 luglio 2008

NUDA SULLA BANDIERA PERUVIANA

Peru': nuda sulla bandiera rischia il carcere


Voleva forse essere un tributo alla patria in occasione dell'anniversario dell'indipendenza, il 28 luglio, ma l'idea dell'attrice peruviana Leysi Suarez di posare per una rivista nuda, a cavallo, e seduta sulla bandiera nazionale, ha suscitato polemiche e minacce di gravi sanzioni. L'attrice, che è anche ballerina e cantante del gruppo Alma Bella, ha accettato un invito della rivista D'Farandula e si è fatta fotografare senza abiti a cavalcioni di un invisibile destriero, con un cappello da cowboy ed i lunghi capelli neri a velare i seni. In men che non si dica le polemiche si sono moltiplicate, raggiungendo perfino il Parlamento, dove la deputata Zenaida Uribe ha detto che l'attrice ha violato l'art. 344 del codice penale e può essere punita anche con due mesi di carcere. «Non ho visto la foto incriminata - ha precisato l'on. Uribe - ma il solo fatto di posare a cavallo di un simbolo patrio va contro la morale». Il presidente della Commissione Pubblica Istruzione del Parlamento, Pedro Santos, ha annunciato che citerà la Suarez perchè la performance «è stata davvero di cattivo gusto» (foto dal sito http://maxi.emaginario.com)

lunedì 14 luglio 2008

VACANZE CON POCHI SOLDI

Pochi soldi, niente nuvole
Dalla città coloniale di Guanajuato alle spiagge di Ixtapa e Zihuatanejo. Un viaggio lontano dal tutto organizzato
Le case colorate di GuanajuatoLa destinazione è Guanajuato, antica città mineraria, che con l’oro e l’argento ha fatto la fortuna della Spagna coloniale. Oggi è protetta dall’Unesco e si raggiunge da Città del Messico con un bus deluxe (quattro ore, 22 € a tratta, info: Etn,) o con volo interno (50 minuti). Il primo impatto è quello del colore: case gialle, rosse, azzurre, arancioni, come in un quadro di Georges Braque. Il colpo d’occhio migliore si ha dalla cima della collina Hormiguero. Alcuni degli edifici storici, perfettamente restaurati, sono diventati Tesoros, hotel di charme del governo messicano. Come il Quinta Las Acacias (Paseo de la Presa 168, tel. 0052.473.73.11.517, doppia da 117 €), con una parte classica e una contemporanea, in cui le suite sono piccoli capolavori di architettura, come la Frida Kahlo, pensata come la casa-studio che la pittrice aveva a Città del Messico. Un buen retiro è anche il Villa María Cristina (Paseo de la Presa de la Olla 76, tel. 0052.473.731.21.82, doppia da 151 €), dove le camere si affacciano nei patio, abbelliti da fontane e azulejos. Il ristorante propone una cucina leggera, con saporiti vini della Baja California. Guanajuato si esplora a piedi tra vicoli, chiese barocche e piazzette ombreggiate in cui i mariachi suonano classici della musica latina. Tra i capolavori architettonici il Teatro Juárez, la chiesa de la Compañia, eretta dai gesuiti nel 1734, e l’Alhóndiga de Granaditas, ex granaio trasformato in un museo di cultura precolombiana. Ma il fiore all’occhiello è l’Iglesia Valenciana, un trionfo di barocco dorato costruita nel Settecento per i lavoratori della miniera d’argento che al tempo era la più ricca del mondo.
La spiaggia di ZihuatanejoDalla cittadina coloniale si raggiungono le spiagge di Ixtapa e Zihuatanejo. Quattro ore di macchina, o un volo interno di un’ora, e si arriva in queste due località vicine ma diversissime tra loro. Zihua, come la chiamano i locali, è un villaggio di pescatori, con spiagge infinite, dove si mangia pescado y mariscos in riva al mare. Tra gli indirizzi da ricordare il Nayito’s, sull’arenile di Barra de Potosí (senza telefono), e il Porto di Mare (tel. 0052.755.55.53.902) sulla Playa Principal, dove ogni mattina sbarcano i pescatori. Gli alberghi sono nascosti nella vegetazione, con fitti intrecci di palma come tetto (come le locali capanne). Piacevolissimi: La Quinta Troppo, sulla La spiaggia di Ropa (tel. 0052.755.55.43.423, doppia da 145 €), e La Casa que Canta (Camino Escenico a Playa la Ropa, Zihuatanejo, tel. 0052.755.55.57.000). Alla sera chi vuole la «buena onda» si sposta nei locali di Ixtapa, più modaiola. Nel weekend si balla sulla spiaggia, da Carlos ‘N’ Charlie’s ( Paseo del Mar, tel. 0052.753. 53.30.085). Ci si trova anche al bar dell'hotel Las Brisas (Playa Vistahermosa, Ixtapa Zihuatanejo, tel. 0052.755.55.32.121) firmato da Ricardo Legorreta, che si è ispirato ai maya: una piramide colorata che scivola vertiginosa verso il mare. Come arrivare Con Aeromexico voli a/r da Roma a Città del Messico da 900 €. Città del Messico- Guanajuato a/r da 180, Guanajuato- Ixtapa a/r 317.

venerdì 11 luglio 2008

ATTENTI ALLA CICCIA DI CANE

La decisione presa dall'Ufficio per la sicurezza degli Alimenti di PechinoL'idea è quella di non urtare la sensibilità di atleti e turisti
Olimpiadi: no alla carne di caneStop per 112 ristoranti di Pechino
La notizia data da un blogger, sembra confermata
PECHINO - Niente cani alle Olimpiadi, almeno nei piatti dei ristoranti. Turisti e sportivi non potranno gustare la carne di cane, un piatto prelibato in estremo oriente. Una decisione che serve a salvaguardare le sensibilità occidentali: chi non avrebbe un mancamento trovandosi nel piatto un lontano "parente" del caro Fido lasciato a casa? La notizia è stata diffusa dal blog di Han Yue, dove si legge che l'Ufficio per la Sicurezza degli Alimenti di Pechino ha stabilito che i 112 ristoranti e alcuni hotel olimpici della capitale - con tanto di lista - non potranno servire carne di cane per non urtare la sensibilità di atleti e turisti stranieri. Anche gli altri ristoranti della città, in particolare quelli specializzati in cucina delle province dello Yunnan e del Guizhou e coreana, sono stati esortati dalle autorità a non servire il cane. L'Ufficio ha annunciato controlli su tutti i punti di ristorazione di Pechino. La carne di cane viene cucinata e mangiata in Cina fin dai tempi di Confucio (551 A.C.), e oggi è consumata sopratutto nella comunità coreana (che a Pechino è abbastanza consistente considerando che ci vivono circa 100 mila coreani). In passato si mangiava il cane nelle situazioni di penuria alimentare, in tempi più recenti è stata apprezzata per il presunto beneficio alla circolazione del sangue e all'energia Yang (polarità positiva opposta e complementare alla negativa Yin secondo la filosofia cinese), e oggi è considerata un piatto ricercato, anche se è sempre meno diffusa sia per l'alto costo che per l'avvicinamento della Cina al nostro Occidente.
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L'attenzione agli ospiti stranieri però non ha alleggerito i pesanti vincoli protezionisti ancora presenti per prodotti della gastronomia Made in Italy: la mozzarella di bufala campana Dop, altri formaggi freschi e a pasta filata non saranno sulle tavole di Pechino durante la quarantena imposta per la durata dei Giochi. Addirittura per i prodotti ortofrutticoli freschi, come mele e kiwi, ci sono stati ostacoli di carattere burocratico, sanitario ed amministrativo, che hanno impedito sinora le spedizioni.

ALITALIA VOLA VIA

Non solo Alitalia: la nuova legge Marzano estesa ai distretti in crisi
di Nicoletta Picchio
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11 Luglio 2008
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Una legge che serva ad accompagnare il riposizionamento strategico dei settori industriali in difficoltà, uscendo dalla logica dell'emergenza. Se al primo posto tra i problemi c'è l'Alitalia, l'attenzione del ministro dello Sviluppo, Claudio Scajola, che ha annunciato una revisione della legge Marzano e della Prodi, è a largo raggio. Riguarda anche le altre situazioni di crisi che esistono sia al Nord che al Sud della Penisola e non solo la compagnia di bandiera, anche se l'ipotesi di una modifica della legge Marzano è stata immediatamente colta dalla presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia: «Serve una riforma, la legge è troppo macchinosa per le esigenze di Alitalia. È un problema straordinariamente serio e servono risposte straordinarie. Credo che dobbiamo provare a salvarla e quindi le regole vanno riviste», ha detto ieri, a margine dell'assemblea degli imprenditori di Cuneo.La compagnia di bandiera è la punta di un iceberg. Ma, complice la difficile congiuntura economica, le situazioni di difficoltà sono diverse. La chimica, per esempio, con la vicenda di Porto Marghera e l'abbandono dell'area da parte della multinazionale Ineos: al ministero c'è già un tavolo aperto, dopo che sia il sindaco di Venezia, Massimo Cacciari, sia i sindacati, hanno chiesto l'intervento del Governo, sia per la ricerca di un nuovo possibile investitore sia per gestire i possibili scenari di crisi se non si dovesse trovare un nuovo soggetto industriale.È ancora grave anche la situazione del distretto del salotto delle Murge, fino a qualche anno fa polo di eccellenza del made in Italy ed oggi in forte affanno sotto la concorrenza degli imbottiti cinesi. La Nicoletti, uno dei marchi storici accanto a Natuzzi, ha chiuso e rischia il fallimento. Ma l'elenco delle aziende o dei settori potrebbe allungarsi, visto l'aumento delle ore di cassa integrazione e gli ultimi dati, negativi, sulla produzione industriale.Ieri Scajola ha voluto sottolineare l'impatto generale della riforma che ha in mente, una «riorganizzazione della normativa sulle crisi delle grandi imprese», per renderla più flessibile alle esigenze del mondo produttivo e «priva delle criticità che si sono evidenziate sotto il profilo comunitario». I riferimenti al caso Alitalia, ha detto il ministro, «sono libere interpretazioni». La Prodi e la Marzano per Scajola sono stati strumenti positivi, «ma è utile fare un ulteriore passo avanti». Via libera alla riforma, quindi, anche se di fronte alla domanda se la nuova legge potrà arrivare in tempo per salvare la compagnia di bandiera il ministro ha risposto «non sono un veggente». Anche il ministro delle Infrastrutture, Altero Matteoli, ha frenato: «Siamo tutti concordi ad aspettare che l'advisor finisca il suo lavoro. E mi risulta che presenterà una prima situazione a fine mese».Ciò non vuol dire che non si lavori alla riforma. Una prima bozza di testo ci potrebbe essere già la prossima settimana. Le esigenze più sentite, come possibili modifiche, riguardano la rapidità delle procedure, la possiblità di bloccare i debiti, mettendo la società in grado di operare e di prendere risorse finanziarie sul mercato, con l'obiettivo fondamentale di salvare l'azienda.Se Confindustria sollecita una revisione della Marzano, di parere diverso è il sindacato. Per Raffaele Bonanni, segretario generale della Cisl, questa ipotesi potrebbe essere «peggiore del male». Il sindacato, ha detto, non vuole «nè scossoni, nè furbizie. Si può benissimo innestare la nuova Alitalia con la vecchia legge».

lunedì 16 giugno 2008

GUIDA AL RISPARMIO PER CHI GUIDA

dall'uso delle marce alte all'attenzione alla pressione dei pneumatici
Guida al risparmio
Ecco dieci semplici trucchetti per non sprecare carburante
Il prezzo del petrolio sembra non fermarsi più. Le previsioni lanciate dalla banca d'affari americana Goldman & Sachs di 200$ al barile non lasciano posto a illusioni di ribasso. Eppure a sentire gli esperti delle compagnie petrolifere, le risorse di greggio non scarseggiano: nuovi giacimenti vengono scoperti ogni anno e quelli esistenti, seppur più profondi, sono ugualmente ricchi.
Lo stesso timore della Cina, il cui governo proprio in questi giorni ha deciso di incentivare l'acquisto delle auto piccole, è al momento sopravvalutato: l'aumento della domanda dei Paesi emergenti è infatti compensata dal drastico taglio della richiesta americana. La folle corsa ha dunque un'unica giustificazione: nelle stanze dei bottoni, i grandi hedge funds continuano a scommettere sull'aumento del prezzo del petrolio, facendolo salire e guadagnando cifre miliardarie in pochi secondi. Sarà difficile far scoppiare la bolla speculativa e l'unica via di fuga sembra essere quella di accelerare l'arrivo delle nuove tecnologie: quelle nate verdi per inquinare meno costrette a diventare rapidamente adulte con l'obiettivo di risparmiare preziose gocce di carburante. Come l'ibrido, che resta in attesa delle batterie al litio per la definitiva consacrazione. Oppure l'elettrico delle piccole city car a zero emissioni, pardon zero carburante, idea di Nissan-Renault, ma anche di Bmw, Audi e Smart.
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E addirittura l'idrogeno, tornato alla ribalta e spinto con forza in questi giorni da Mercedes (Classe B a fuel cell), Toyota (nuova Fchw adv) e ancora da Nissan che a fine mese porterà su strada in Italia la sua X-Trail Fcv. Soluzioni e tecnologie che, almeno in parte, non sono completamente mature e ancora lontane dall'arrivo al grande pubblico. Nel frattempo la vita di tutti i giorni va avanti e il distributore diventa sempre di più l'ostacolo da saltare come in una partita di Monopoli. Ecco perché si è voluto dare delle piccole indicazioni che possono aiutare a tagliare i consumi. Nessuna pozione magica, le nostre raccomandazioni consentono, in combinazione tra loro, di tagliare in media fino al 25% dei consumi. Il che tradotto in maniera concreta: per ogni 10 euro spese, un litro e un bicchiere di benzina (o gasolio) in più nel serbatoio. O due caffè. Fate voi. Certo ci vorrà impegno, in alcuni casi un po' di sacrificio, nel divertimento di guida e nel comfort, ma forse ne varrà la pena. Aggiungiamo che sono tutte a costo zero. Cosa rara di questi tempi.
Alessandro Marchetti Tricamo